Con quale metodo investire?
Ci siamo lasciati con una parola: Metodo.
Ossia con quale metodo investire, quale strategia adottare secondo quelli che sono i nostri obiettivi.
Torniamo per l’ultima volta dal nostro Oracolo di Omaha, e vediamo la sua strategia. ( spero di aver invitato la vostra curiosità a leggere qualche passo della vita e degli scritti che riguardano la figura di Warren Buffet: certamente è stato un uomo che ha segnato la finanza mondiale)
Buffett ha difeso la sua strategia di lungo periodo, dicendo che quello che importa in ogni investimento è dove sarà l’azienda nell’arco di 5-10 anni.
Ma imparare dai migliori non vuol dire necessariamente emulare.
La cosa più importante è definire una strategia adatta a se stessi e seguirla con coerenza.
E se si sceglie un approccio di lungo periodo, non stare a preoccuparsi di come andrà il titolo nel breve, appunto.
Imitare non è una buona strategia; applicare pedissequamente la strategia di qualsiasi investitore può non funzionare se applicata da un altro, perché è una mente diversa a farlo, fatta di altre idee, esplicite ma inconsce, altri obiettivi, altro profilo di rischio, e di tratti emotivi che possono non andare d’accordo con la strategia che si vorrebbe attuare, e per questo la rendono meno efficace.
Una buona strategia è acquistare azioni in modo coerente e logico e non preoccuparsi troppo del fatto che salgano o che scendano per un mese o anche per un anno.
In questi concetti, Warren Buffet non sta parlando solo di strategia di investimento, di acquistare con molta attenzione e tenere per molti anni, preferibilmente per sempre, ma sta dicendo anche un’altra cosa, e cioè che i titoli azionari sono piccoli pezzi di aziende reali, con lavoratori reali che producono cose reali allo scopo di generare profitti il più possibile duraturi nel tempo.
Ed è proprio capendo e apprezzando tutto questo che ci si può garantire un rendimento di lungo periodo.
Questo approccio non elimina la possibilità di cambiare idea: nessuna scelta finanziaria è per l’eternità, nemmeno per Warren Buffett.
Anche se, cambiare idea è una delle cose più difficili da fare nell’attività di investimento.
Spesso, cambiare idea è sentito come una sconfitta e una perdita di fiducia in se stessi.
Nel cambiare idea passa la differenza tra pazienza e testardaggine, passa l’essere capaci di cambiare la propria visione quando cambiano cose importanti, quando l’investimento non appare più in grado di dare il rendimento cercato nel lungo periodo.
Ma per chi accoglie il consiglio di Buffett, è meno probabile dover mettere mano troppo spesso al proprio portafoglio, cosa che (statisticamente) non sembra portare a buoni risultati.
Se guardate la prima figura in alto, all’inizio di questo articolo, potrete rendervi conto di come tendiamo a ragionare nella maggioranza dei casi.
L’uomo economico razionale non esiste, se non nella letteratura, pertanto l’emotività e l’euristica prendono il sopravvento sul processo decisionale dell’investitore.
La paura e l’euforia giocano un ruolo fondamentale sulla vita dell’investitore stesso, conducendolo a prendere decisioni senza rigore logico, in assenza di obiettivi, esclusivamente influenzate da condizionamenti emotivi.
Per esempio, è stato dimostrato che tendiamo a mantenere titoli in perdita all’interno del nostro portafoglio piuttosto che quelli performanti per evitare il rimpianto di dover vendere il titolo in perdita.
Di fronte ad una perdita l’atteggiamento degli investitori nei confronti del rischio cambia radicalmente.
Questo, per esempio, è ciò che si verifica quando si è comprato un titolo e lo si vede scendere vertiginosamente.
Pur di non ammettere l’errore ovvero di disfarsi di quella scelta sbagliata concretizzando quindi la perdita, ci si comincia ad affidare alla speranza che lo stesso riprenda quota o, peggio ancora, per velocizzare questo processo di recupero si comprano altri titoli ad un prezzo più basso per mediare la perdita.
Un’analisi troppo frequente del portafoglio distoglie la nostra attenzione da quelli che sono i nostri obiettivi di lungo termine facendoci concentrare su quello che sono le oscillazioni fisiologiche del portafoglio nel breve termine.
Questi spunti di riflessioni li ho voluti indicare per evidenziare ancora una volta che ogni individuo, ogni risparmiatore è diverso dagli altri.
Non esiste uno strumento migliore di un altro.
Proprio per questo viene fatta una pianificazione ovvero vengono determinati degli obiettivi.
Non farsi influenzare dall’emotività e dalle notizie, spesso “gonfiate “ , o ,quanto meno, certamente esasperate dei notiziari.
Poiché le esasperazioni alimentano solamente la nostra sensibilità e le nostre paure.
Quindi, per concludere, di cosa abbiamo bisogno? Abbiamo bisogno di un metodo: un metodo che sia COLLAUDATO e di qualcuno (un consulente efficace) che ci stia accanto e che ci faccia fare le scelte corrette.
http://www.soldionline.it/guide/grandi-investitori/imitare-strategia-warren-buffett
http://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/finanzacomportamentale.htm
http://www.soldionline.it/guide/libreria-finanza/fare-trading-come-warren-buffett